LA SPOSA OCCIDENTALE - Columbia 1990
La sposa occidentale 1990 Tu non ti pungi più Potrebbe essere sera Timida molto audace La sposa occidentale Mi riposa I ritorni Alcune noncuranze Campati in aria |
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TU NON TI PUNGI PIU' BATTISTI-PANELLA La lotta dei cuscini senza sonno che spiumano, che fanno zampilli di pollini che pullulano aggressivi, irsuti, istigatori di starnuti. Così tu te la spassi amoreggiando, e te la prendi comoda, con morbida ovvietà, sembrando tu un guanciale contro un altro che t'assale, il tutto in una schiuma, che coi talloni monti come l'uva. E come un muschio domestico stampato e quanto inutilmente rimboccato. Questo composto di onesta futilità mista a passione come un cialdone si sfa; sulle rovine, vorresti forse anche tu in bricioline come una reggia andar giù. Tu non ti pungi più, e la vaghezza non osa, vai molto oltre, tanto poi ti raggiungi. Impenni una montagna solidale e nel suo fianco falle, falle rudimentali, aperte come portali per i tuoi puntuali appuntamenti molto occasionali. E la pianura s'ingrossa: fra la cresta e la fossa, tu non ti pungi più, l'erba enorme cavalca bianca e verde cobalto, prendendo al volo forme di caduta e di salto, infine dorme come un binocolo nella custodia la tua vista. Se un santino ti visita e t'indora, ma rimandando a poi, perché dilegua, tu, perché ti accora, canonica lo fai languire prima e mormori un oramai come una preghierina. Oramai, ora cosa, ora che: perso per perso ohimè. Candida o perversa ma che non ti pungi più, raccolta o dissipata, esausta o fresca fresca, quasi niente per niente pungente pungente, ma rizzi e doni quel barbaglio alla Luna. Questo è quanto. Con una belva accanto, è questo il modo in cui fai l'amorosa: assumi pose inesplose, e non ti pungi più, non fai più la raccolta d'incanti ardenti ed arsi. Una vela è un sottile perché, un avvilito ohimè, e non si dorme bene ché lune piene tutte beate, mutevoli e brune, tutte toccanti. POTREBBE ESSERE SERA BATTISTI-PANELLA Potrebbe essere sera, potrebbe essere una sera alabastrina, con le sue venature ed una serpentina fessura per passare dalla sera alla notte con la nostra piccina. Viola il colore della sera, l'ora nella quale tutto resta non tanto com'era, ma come sarà. Rinviate le schegge, s'infrangono come vetrate le saracinesche, come se non dovessero riprendersi più, risalire, riaprire un domani. E i viali vanno avanti in due filari, per pura educazione, così per cortesia non finisce la via, pur avendo diverse ragioni per fermarsi: cercare gli aggettivi catarifrangenti infranti e lucenti. Ma con l'educazione e con la cortesia, c'è da fare attenzione tra i viali e sulla via nell'ora in cui si avvera soltanto il colorito della sera. Viola paonazza, la ragazza è sola con suo grande sollievo per godere con me, si permette un coda, roteata all'intorno, se la mette, la leva: potrebbe essere sera. Le foglie fanno i compiti sui rami: i bilanci, i conti, la lettura con occhi castani, potrebbe essere sera. E tu potresti ridendo dire "Non ho spiccioli, resti d'inverno, né di primavere, davvero non ne ho, e non posso cambiare, scusate, né l'autunno, né l'estate." Viola, paonazza la ragazza è sola, passa e ripassa la linguetta rosa sopra il quesito del suo labbro squisito. E come resiste, ma come resiste al lamento ottimista di una felicità; si permette un rifiuto con il mento levato, più bellina più altera potrebbe essere sera. Come chi in sonno dicesse una frase così, giorno dopo giorno, un rumore così, a dissolvere a smorire un frase così "Non è così com'è, non è com'era" Tu cedi all'insistenza dolce e viola, seguendo la pendenza della sera. TIMIDA MOLTO AUDACE BATTISTI-PANELLA Amato tanto così me lo ridici amato tanto. Timida molto audace la stessa diversa persona sei tu, e per cambiare ti basta saperlo, che non sei mai la stessa, nemmeno a volerlo. I simboli non sai cosa siano, un'ortensia non è nemmeno quella. Hai la pazienza di un'onda compresa la tendenza a soffermarti mai, come fosse la fine. Non un dito notevole, ma dieci impercettibili soprusi, aperti come i mari, e come i mari chiusi. Neri i tuoi neri sconvolti divampati imperi irrisolti, e matematicamente rivolti a contenere zeri. Impensabili però malleabili, ballabili mammelle abbracciate alle quali volteggi sotto il lampadario delle stelle, inutilmente imitatrici dei tuoi denti. Prendi, e dagli spaventi tanto sentimentali, tiri le diagonali dei sospiri violenti. Svegliata la mattina, guardi nel posto accanto lo sfinito e per quanto respira o non respira. Sai che non si è mai la propria vita, la tua ti serve appunto per certezza, tu vivi e lasci vivere te stessa con un congedo, con una carezza sicura con la mano, sicura con la mano, con la guancia perplessa. Sciolta come le braccia scomparirà la neve: per sempre se ne andrà, e se dovrà ricadere sarà come un armadio che si sgancia e precipita dal cielo in tante schegge. E tuttavia, però comunque sia, bellezza e compagnia non vanno bene, non si legano insieme. Risentirai la neve risuonare dentro le risatine, come un piacere che non sai trattenere. La neve tornerà come un pretesto dipinta e sempre finta, e tu la irridi, la lusinghi e la sfidi e la solleva il tuo sbuffo selvaggio. LA SPOSA OCCIDENTALE BATTISTI-PANELLA Non dobbiamo avere pazienza, ma accampare pretese intorno a noi come in un assedio, ed essere aggrediti dalle voglie più voluminose: un fiore, che è un fiore, io non te l'ho mai portato vuoi improvvisato, vuoi confezionato, ma trasferisco da te tutti i fiorai, è più facile a dirsi, e infatti te lo dico. Ti piacciono i dolci ed io sul tuo terrazzo impianto un'impastatrice industriale che mescola e sciorina la crema per le scale. Se tu ti vesti, io sul tuo balcone faccio calare in forma d'indumenti, tutti i paracaduti ed un tendone bianco da sceicco e la sua scimitarra per fermaglio ed è più facile a dirsi che a dimostrarlo falso, e infatti te lo dico perché non basta il pensiero. Vuoi prendere un treno di notte pieno di paralumi e di damasco per dormire, sennò a che serve un treno: alzo con le mie leve tutti i binari e, senza alcun disagio di viaggiare in discesa, scivolano da te tutti i vagoni. Detto cosi' e' semplice e infatti lo e' detto cosi'. Ti lascio immaginare cosa succederebbe se tu volessi bere, se tu volessi nuotare, se tu volessi l'ultimo centimetro di cima del monte che ti pare per farne niente o per otturare un buchetto qualsiasi in fondo a un mare. Trascurando il tempo ed il riso tu escludi le risorse più abusive che sono state mai precise come sul tuo bel viso rilassato ed inespressivo. Se nulla capivo, qui tu finalmente nulla lasciavi germogliare sulla brulla, paradossale, tra noi terra infondata, dove sono i leoni, ammattiti e marroni, lasciando immaginare la sposa occidentale. La sposa occidentale che sembra quasi ridere e invece lei respira, quasi piangere, ma gira dall'altra parte il viso, ma ritorna portando sue notizie inaspettate; amando tutto ciò che adora, chiama con nomi fittizi le cose: così, semmai, le rose son spasimi, per ora. MI RIPOSA BATTISTI-PANELLA L'aereo rulla sulla pista sgombra, e il ruscelletto frulla, radente dentro l'ombra, dove, non visto, fa certune cose. Noiosa come sei, mi sei preziosa. Monotona ottimale, mi riposa la confidenza tua priva di varietà, la musica camusa che stempera le palpebre, le strugge in cere fuse e le sigilla su pagine non chiuse. Noiosa ti dimentichi di me, e siamo soli. E tu parli di noi senza abbandoni, e senza animazioni e con la correttezza di una traduzione che risuoni facile e fedele senza quelle inutili trappole e stili. Pratica, con te sei pratica, sfogliando un argomento prediletto, ma non sono petali: tu i fiori li divori, come i gialli: "La corolla assassina", "Il pistillo che sa". Ti appassioni stordita, tutta in punta di dita al variare dei fiori. E li divori, come una capretta illetterata ai titoli dei gialli fiorellini di ruchetta. Noiosa in un esilio, segnata dallo smalto, ti scusi se hai le mani che somigliano ad altro. Scavalli ed accavalli le gambe, d'un tratto, come i tergicristalli, e infatti ti schiarisci, traspare, che dentro l'idea chiara, vacillano i corpi giovinetti col tridente ad infilzare gli amori serrati, corazzati e profondi dei ricci di mare. La macchia tonda e dolce dei bicchierini, le scarpe decoltè, quel capogiro, che scossa agli orecchini, l'ondaccolo dei vini, e cirri bronzini dei capelli infantili. Statica, ritorni statica, con lievi incrinature, serpeggiamenti dentro le strutture esce un amore mio, come un colombo, dalle feritoie, che viaggia tanto e tanto, ha già viaggiato tra le noie, si butta a capofitto, diventa un ruscelletto che frulla, radente dentro l'ombra, e la tua voce rulla sopra la pista sgombra. Roca, diventi roca, con una voce, poca, da ciceronessa che spiega com'è bella, com'è bella se stessa. I nostri tè si bevono da sé, molto corretti, e intanto è incominciata la sfilata di intere collezioni di biscotti. I RITORNI BATTISTI-PANELLA E da quel punto in poi sentimmo sotto di noi svolgersi il sentimento, largo e intento ad una tutta sua meditazione, non curante che sopra la sua pelle si ballasse. Le foglie coi barattoli, le casse con i tronchi senza cuore. E lo scandaglio calava dalle prore, poi ritornava su chiedendosi "Perché, perché il ritorno?". È sempre per prova che sulle labbra torna la parola "amore", per prove d'esercizio perché si sa che poi non si sa mai che potrebbe tornare utile. Tornare, per raccontare il furore e il gelo delle notti aurore. Bianca e assai provata, scampata per un pelo per poter ritornare, come dalle crociate, a un futile sopravvissuto a tutto, che ritorna più utile che vivo, quindi innamorato ancora. E torna, torna, lei gli ha detto torna ed era una bambina, finalmente, e gli diceva torna. Abbiamo un solo limite: l'amore che ci divide. Come la ragione, perché con la ragione si sopravvive a tutto, si distrugge il distrutto, ricostruendo a intarsi la copia fedele dell'innamorarsi, e un tassello alla fine o è dell'uno o è dell'altro. E i sogni si allontanano come i cavalli scossi, caduti i sognatori; bocconi tra le fragole, ma più dolci e più rossi, ridotti a dolenti spifferi. E docili incompetenti nella lotta incerta tra il ridire e il fare l'amore colloquiale. E lei continua a dirsi: "Si sopravvive a tutto per innamorarsi". Amarsi è questo: escludere d'essere i soli al mondo, i soli ad esser soli amando, sterminandola l'invincibile armata. ALCUNE NONCURANZE BATTISTI-PANELLA Non un complotto e non una soffiata, nemmeno tra le ciglia, perché tu sbatta gli occhi, e non un parapiglia senza sbocchi: niente di tutto questo, ma saranno le disinvolture, ed alcune noncuranze a tradirti: come tu resti seduta sulla sponda del letto, come non dici nulla, quando non lo dici. Perché lo hai deciso, e fai sì con la testa, come una ginnastica, perché lo hai deciso di perdere il filo. Saranno queste cose un poco oziose a tradirti: sarà un prurito quando non esiste, e invece ti soccorri con quell'unghia fatta apposta per essere un bisturi che in mano a te diventa decorosa. Innocente, perché curatissima, sarai tradita dalle tentazioni, nelle quali saprai come cadere, ossia da sola, solo arricciando il naso, in modo sorridente, quando il sorriso vive, essendo bolla d'aria tra il labbro e le gengive. In campo scenderanno forze prive di forza, le tue piegate dalle brezze estive, e saranno a tradirti queste ondate di pigrizia, di estenuazione senza alcun motivo. Quando avvertirai, distinto, sopra tutto, il profumo che sale dal tuo polso. Quando ti sentirai rotonda in certi punti, e in altri più in pianura con zone inesplorate, lontane e lontane da te. Quando una gamba atterra, mentre tu sei distesa, hai il peso di tutto quanto resta sulla terra intera, meno te, l'unica in questo momento di cui non ti fidi, e saranno dei nervi minori a tradirti. Se cade un bicchiere da solo, se vola una sedia sullo scaffale, allora tutto ritorna normale. CAMPATI IN ARIA BATTISTI-PANELLA Sei molto presa dall'idea che infine ci incontreremo: vedi sempre la stessa scena, e non si sa da dove venga io, ma per comodità la mia figura si forma in quel momento e qualcosa ti cade di mano, anzi no. Sei tornata a fiorire tu vignetta gentile con una fretta di furbe nubi d'aprile. E provavo qualche cosa per te, questo provai, soltanto che mi sfuggì quella prova. Non ci vediamo che da sempre e questa ti pare una buona ragione per sporgere le labbra, come un fischio, e poi guardare altrove, senza però fischiare, cominci a capire chi siamo: i nostri emissari venuti a discutere molti punti difficoltosi. Ho stravisto per te non so chi, non so che, resta lo stile delle agitate vigilie. E il tumulto che da te sortì, detto così, so solo che mi sfuggì qualche sussulto. E tu nonostante ciò solleciti, mesta, calma e onesta e un po' scolastica. Potremmo per miracolo inciampare con la stessa disinvoltura ed eleganza con la quale sprofondano i piroscafi in mare, con tutte le luci accese, e si direbbe che a bordo c'era un ballo, luccicando le stesse vaghe spine, indigeste, degli estri scritti, tra i fitti immensi nerastri. E ti strinsi, ed il senso sparì: essendo lì, nel senso che mi sfuggì, seguendo l'istinto, tutto il senso che s'è letto, tutti i libri.