CSAR - Columbia 1992
Cosa succederà alla ragazza 1992 Cosa succederà alla ragazza Tutte le pompe Ecco i negozi La metro eccetera I sacchi della posta Però il rinoceronte Così gli dei sarebbero Cosa farà di nuovo |
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COSA SUCCEDERA' ALLA RAGAZZA BATTISTI-PANELLA L'alba, la barba, la curva della gola, rasoiate che sono orli di gonna. La luce ha ancora sonno ma si dà un tono da ostetrica che è urgente. Apre gli occhi sul mondo partoriente ed è a disposizione l'alba, la barba, presa con le buone. Offrire la gola al tocco leggero, l'alba la lanolina candida gli uccelli appostatissimi nell'aria, come i chiodi senza quadri, alle pareti; ed è ancora mattina. I pesci pesci pesci i pori pori, cosa succederà alla ragazza, vede i pori con le corna come i tori; le corna curve sono due ferventi trafficanti a bassa voce sotto la croce, sotto la croce, nel loro dialetto antico, nel loro diletto pratico, che la vogliono fare bollire, che la vogliono suonare, appesa al campanile. Che la vogliono ricoprire di cioccolata, che la vogliono servire in bocca, ad una bocca sterminata di forno: che cosa le tocca sentire che cosa. Allora ricordarsi di fare delle pose delle fotografie: che possono sempre servire, e non se ne parli più. Gesù, Gesù che non se ne parli più Gesù, Gesù ed è ancora mattina, tutti sono pronti a bere qualcosa; e poi si riprende fiato, per fare le bolle acustiche. Che la vogliono olio e limone; che la vogliono aggiustare: entriamo in un portone... Che la vogliono un pò scoperta per accertare; che la vogliono nell'ascensore, per implorarla da che piano a che piano, acquetta, fuochino; la gloria all'ottavo. Che la vogliono ricoprire di cioccolata, che la vogliono servire in bocca, ad una bocca sterminata di forno: che cosa le tocca, sentire che cosa. TUTTE LE POMPE BATTISTI-PANELLA Quando le ha chiesto conosci il tale il tal dei tali Tizio Caio, ti dico che ho sentito, dice, ti dico che ho sentito tutto il rosso del sangue partirsene col nero dei corvi e le cornacchie sopra il giallo, le macchie ondose e lente, dei campi gialleggianti di frumento, ha sentito come un gran rivoltamento, e cateratte urbane e vigili del fuoco e din don dan, tutti i bicchieri straripare dai bar, scoppiando in un cin cin, di bei cristalli isterici tutte le pompe, con l'acqua nelle vene, si mettono a ballare, e pioggiano di gioia. Io ti vorrei incontrare però non lo vorrei. Arriva lo schiumogeno e la gente, sussulta di piacere è pronta a tutto, a consumare lì sopra l'asfalto, la scivolata delle relazioni; lo sguazzo dell'ardire e dell'osare, ed è da tanto tempo che volevo; e dirmelo potevi dirlo prima: o farmelo capire, o farmelo capire. Le macchine rampando sulle ruote, le gomme posteriori fanno un giro, di piazza col pennacchio, soffiato dai roventi radiatori; lo struzzo, lo spauracchio, il gongolo di gioia, lo spruzzo e lo sbatacchio, l'immensa scorciatoia, per arrivare al sodo. Una lady s'incendia un po' per sfizio, e un po' per gaudio immenso anticipato. E il suo marito in cravatta con la lingua, diventa un calamaro così che non sfigura. Marameo, marameo fanno i cupidi, i frecciatori dal culetto nudo; più fitti fitti più dei pipistrelli nella notte stellata, che volano d'estate. Però più belli, belli più bellini, bianchi color del lilla gridellino; ma non è notte è giorno: magari è estate forse; forse magari è estate, cominciano le corse tutti arrivando i primi: i primi in una cosa, una cosina dolce, una cosina dolce. Io ti vedrei davvero volentieri. Volentieri davvero ti vedrei. ECCO I NEGOZI BATTISTI-PANELLA Deve essere stata una costosa distillazione la marea del mare, il cielo è più professionale: premedita sè stesso. Il tempo, questo tempo è inaffidabile, vengono giù gelati, poi rane, un giorno baci celebri, un altro giorno eliche in funzione. E come informazione, si sente spesso chiedere, dov'è che si sistemano le capocchie ai fiammiferi Queste le uscite spicce, celeri così come lei le intuisce, che veloci inceneriscono se stesse, avanti un'altra: così si va, a spasso si va. Ecco i negozi e non le sembra più di stare a casa, ecco cammina nell'uno e l'altro senso, non avendo al fianco chi l'accompagnerebbe nelle minime e le massime escursioni. Ecco i negozi che ingoiano tutti i fracassi, non affliggono né stomaco né cuore, eccola qui dov'è la padrona del proprio giro vita, del proprio girocollo, del proprio giro periplo del corpo. E lo spazio non è quella questione, ecco i negozi, si può tacere senza dare il silenzio come spiegazione: ecco qui, tra le creature scisse, tra chi entra e chi esce, c'è uno scambio di temperature. Si diventa termometri contraddittori, si passa tra le cose sfuse e vaghe, come tra lacci d'alghe di tante in tante maghe Circi annegatrici, dimenticando e poi dimenticando; così sei fortunata: hai trovato esattamente quello che cercavi: tre bravi di caienna, ovvero, un forchettino per i ravanelli. Così sei fortunata: hai trovato il posto più esclusivo della storia, le pagine in cui Antonio con Cleopatra, si strapazzano ancora, come otarie dalle braccia ormai implicite nell'altro, sopravvissuti ad ogni nave che s'inabissò. Immersi in un tripudio misto seta, in una negligenza e oblio di sciarpe, ed è come non mai non stare a casa. LA METRO ECCETERA BATTISTI-PANELLA La metro dei riflessi, gli sguardi verso il vetro, gli appositi sostegni verticali, le mani che fatali li discendono, e quelli orizzontali, in alto i polsi e gli orologi viaggiano da soli. La metro, i seduti di fronte sono semplicemente gli avanzati dal viaggio precedente che andava dove vanno tutti i presentimenti, eccetera. In un soffio di porta, fa l'ingresso la bella incatenata a testa alta; invece i viaggiatori sono entrati col capo chino, e l'umiltà dei frati. Bella incatenata dai sui stessi ormeggi: la cinghia della borsa, e stringhe mosce, e fasce di camoscio e stratagemmi dei morbidi tormenti d'organzino. Si fa la trigonometria, nei finestrini corrispondenti agli occhi alessandrini, di lei che guarda fissa un suo sussulto fuso nel vetro, che le ricorda tanto un suo sussulto. La metro piomba nella... galleria, come un eccetera eccetera, che continua tremante veranda di lettura, da un attico mittente, tutta giù a fendente. E più di tutti i giornali e i giornaletti ha successo una scritta: In caso di necessità rompere il vetro, e tutti i trasgressori saranno eccetera. La metro si avvicina alla stazione prossima e rallenta. I posti a sedere, ad occhio e croce: diciamo trentasei; le scale sono mobili, ma le pareti no, e fermi i corridoi; la folla passa e sale. La metro accelera, eccetera, eccetera, e puntini di sospensione. I SACCHI DELLA POSTA BATTISTI-PANELLA Fiera, sommessa, repentina, breve l'estensione variabile dei piedi, l'andatura, l'adagio, lo svelto, l'incedere e il procedere. Poi le scarpe sono la precisa espressione del viso, andare passo passo, fare moto, per correre e agitarsi molto poco appena in tempo per la messa cantata un altro po'. Ed il treno era partito, svoltato l'angolo, aggirato il monumento, lungo le mura, rasente la barriera, di sotto il porticato, sfiorando la ringhiera, la spalletta, la spalletta sul fiume. Le scale, sulle scale, le scale, da un sarto senza manica sinistra, dall'ebanista discutendo se si possa chiamare diceria, il capriccio della cornice. Perché non scende e uno, perché non sale e due, i sacchi della posta, questa è l'ora, quasi da soli saltano, sugli sbarcatoi. I quarti di buesse sanguinose, soggiogano ragazzi incappucciati, gli appuntamenti sono plateali: vedi venirsi incontro due vocali. I cagnolini vanno avanti al trotto, i cani grossi hanno scontri di botto, col non si sa che sia, col non si sa. I minutini, gli attimi, gli instanti tengono a bada tutti, tutti quanti, ma le mezz'ore perse sono già funeste, son teste emerse e rifugiate leste, nelle finestre, nelle finestre. A prima vista tutto è secondario, poi le scarpe sono la precisa volontà del viso, cominciano i miraggi: atti notori, col nastrino in gola, fanno i graziosi mentre fan la spola. Patenti a fisarmonica, a soffietto hanno da dire e da ridire su tutto, licenze ancheggiatrici fanno adescamento; quindi i certificati sono pellirossa tutti illustrati. Arrivederci e uno a risentirci e due, le parti per il corpo articolato, si piegano, si snodano polpose, e succulente ossee nervose. Il ginocchio, il polso, l'anca, il pennone, intorno al quale il muscolo fa vela; lo zigomo, la tempia, il metatarso; poi le scarpe, con i lacci o senza; la faccia, arrivederci arrivederci. PERÒ IL RINOCERONTE BATTISTI-PANELLA Se non si cuoce a fuoco lento rimane cruda dentro. Al dunque quando puo' le piace sentirsi al centro dei carciofi tenerelli. Cosa sa, cosa sa che gli animali sono esseri scorrevoli; però il rinoceronte ha il freno a mano, l'amore è un gesto pazzo come rompere una noce con il mento sopra il cuore, e si dovrebbe vivere lontani per essere creduti se si dice: Qui è nato un disinganno mai allevato e grosso come un bue, mangiando poco, e si dovrebbe vivere lontani e dire: ho visto qual è il colmo di me stessa, sfilandomi un maglione sulla testa, per ora si interessa all'infusione, che dona brillantezza ai suoi capelli e la parola chiave è rosmarino. Il gusto si fa estivo a mezze maniche, esaminando la Venere di Milo, i riti i riti, ma che riti d'Egitto, tutto e` fidanzamento la colazione in tazza, il pranzo, poi la cena e gli intermezzi, basta non le si dica "Indovina chi sono" e non te l'aspettavi ecco cose così tra gentil e tristi cose di burro in forma di conchiglia. Sono io quella ragazza dice puntando il dito come viene viene, in uno sprazzo acrilico a colori mimetici soltanto di sè stessi, e di un papero, a sbuffo accidentale, contro un mazzo una messe di cielo, o rosso mormorio di un acquitrino, sono io quella ragazza, infatti è lei. Per lei un sovrano avrebbe rinunciato a nascere, e un cammello si è lanciato in una cruna d'ago, smascherando l'acrobata di sabbia in sé sopito. Sono io quella ragazza dice, il giorno prima come il giorno dopo, e il giorno in mezzo me lo metto al dito, così sarà un anello e non un peso. E per lei, qualche atleta contenzioso si è battuto, smantellato da solo, crollando coi talenti e i gusti intatti. Sono io quella ragazza, infatti è lei. COSÌ GLI DEI SAREBBERO BATTISTI-PANELLA Le condizioni sono atmosferiche comunque, comunque meteorologiche, e lei si è invaghita del bitume: carbonio con idrogeno composto, bollente ed odoroso, grasso in fusti, colato e rimpastato, misto a scisti. Così le salta in mente, all'improvviso, che esistono gli dei, e dagli dei proviene, per esempio, la numerosa serie dei profumi; e lei se esistono gli dei sarebbe prediletta dal maestoso ordigno in argentato, sovrumano tubo di scappamento con solenni alucce o pinne da raffreddamento. E, cosa c'è da fare, vorrebbe lei portare questa sera, come stola, un raccordo anulare, un'intera fila alle poste oppure la costiera amalfitana. Si prende il nastro della merce scelta, si ammorbidisce e si fa svolazzare, si smussa e lei così lo può indossare, vorrebbe lei per caso liquefare un palazzo in cui l'innamorato sguazza nel delirio, ridotto ad un cetaceo. Si attiva un lanciafiamme, un forno ad onde, oceanico, un sesquipedale, prospero per la pipa universale. C'è da fare la spesa si fa, da andare dal dentista ci si va, e il trapanatore sarà un titillatore piumato. Così come bambina, mancandole la esse, lei diceva "Nettuno nettuno" così gli dei sarebbero un intimo difetto di pronuncia. C'è da fare una piazza, si fa: si prende una balena con fontana inclusa e traballanti cocomeri per occhi a tutti quanti, ed alberi spioventi dalle orecchie. E voci emerse sulla testa a delta e i mignoli, gli eterni mignoletti, suonati da pestanti martelletti. Così lei, può passare di là perché se c'è da fare una cosa si fa. COSA FARÀ DI NUOVO BATTISTI-PANELLA Le quattro meno un quarto della notte, il sonno se n'è andato all'improvviso, si ferma il borbottio delle guanciotte l'ombra è severa ma addolcisce il viso. Cosa non farà più, cosa farà di nuovo, cosa farà di meno, seduta in mezzo al letto lei promette cosa non farà più. Cosa farà di nuovo, cosa farà di meno, con un leggero margine d'incerto, con la sincerità di tutto il cuore leggero, pesante, volubile. Crede le dolcezze sono come le amarezze pesi falsi senza pietà. È una misericordia, un'operetta pia considerare adesso con che garbo ha piegato, ripiegato e messo via il maglioncino su un bracciolo, un gambo. Cosa che rifarà, che rifarà di nuovo, non sa se più, se meno, seduta in mezzo al letto nel rispetto timido che ha di sé. E le dolcezze sono, son come le amarezze con un cordiale ed umile sospiro si sente sangue del suo stesso sangue e corpo del suo corpo in un bel giro d'edera intorno a sé, con strette blande, non si resiste più e non è più questione tra il giulivo e il triste. Seduta in mezzo al letto lei promette: cosa non farà più, cosa farà di nuovo, cosa farà di meno, con un prudente margine d'incerto. Le tre e quarantacinque della notte, il sonno se n'è andato all'improvviso, le dolcezze sono come le amarezze: strette blande senza pietà. Nella notte, sonno sperso, ombra austera, caro il viso, con che garbo, con che umile sospiro: cosa non farà più, cosa farà di nuovo, cosa farà di meno.