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da "ilcirotano.it" del 28/03/2013
Il sindaco: “A rischio la perdita del finanziamento”
Dopo gli ultimi avvenimenti, il sindaco del centro arberehse, Carmine Maio, ha deciso di convocare i corrispondenti della stampa locale e cittadini per fare chiarezza sulla triste vicenda della chiesa di Santa Veneranda. La vicenda parte dal 12 giugno 2012, quando, al protocollo del comune, arriva un telefax, destinatari sindaco e Curia Arcivescovile di Crotone, inoltrato dal comando provinciale dei Vigili del fuoco di Crotone che, il giorno prima, avevano effettuato un sopralluogo all’edificio. Nella nota, i pompieri scrivevano che l’edificio ecclesiastico era interessato da numerose fessure da rigonfiamento, fenomeno riconducibile a “presumibili infiltrazioni di acqua pluvia dalla copertura in elementi latero cementizi, in conseguenza di carenza impermeabilizzazione della stessa. Pertanto sono necessari urgenti lavori di ripristino delle strutture, con particolare riferimento all’impermeabilizzazione degli elementi di copertura, nelle more di suddetti lavori ed in relazione a possibili nuovi distacchi di porzioni d’intonaco, copritetto e laterizi di copertura, si ritiene necessario dichiarare inagibile l’edificio di culto fino ad avvenuta esecuzione dei lavori di messa in sicurezza”. Il 14 di giugno dall’Arcivescovado di Crotone, giungeva agli uffici comunali una lettera a firma dell’ingegnere dell’ufficio tecnico diocesano, Tito Oliverio Arno, datata 8 di giugno. Nella missiva, si richiedeva “una verifica dell’idoneità statica e delle condizioni di agibilità della chiesa di S. Veneranda. Il tutto a salvaguardia della pubblica e privata incolumità”. In virtù, del rapporto dei pompieri, e dalle richieste giunte dalla Curia, il primo cittadino, il 15 dello stesso mese, con propria ordinanza, la numero 4, dichiarava l’inagibilità sia della chiesa che della casa canonica sita in via Immacolata (anche questa soggetta a crolli: era caduto parte di contro soffitto del primo piano). Quindi, visto lo stato delle cose, l’amministrazione, che nel frattempo aveva partecipato al bando della legge regionale 24 chiedendo un finanziamento da destinare al risanamento delle strade interne del centro abitato per un importo di 350.000 euro, il 15 giugno scrive all’assessorato regionale ai lavori pubblici chiedendo lo spostamento dell’intera somma ai lavori per la chiesa. Il 3 ottobre 2012, veniva approvato il piano delle opere pubbliche e, nell’elenco, venivano inseriti anche 200.000 euro per lavori sulla chiesa della comunità albanofona. Nel frattempo, il comune, per verificare la staticità dell’immobile, affidava alla Silpa s.r.l. di Crotone, l’esecuzione di prove sulle strutture cementizie armate. Dalle otto ‘carote’ prelevate dai pilastri portanti, venivano fuori dati al di sotto di quelli previsti dalla normativa vigente: la resistenza del cemento va dai 55 ad un massimo di 135. Quindi, vista la situazione, la parrocchia presenta al comune una proposta progettuale, di demolizione e ricostruzione di una nuova chiesa, i costi per la realizzazione però, sono di gran lunga superiori alle somme a disposizione del comune; passato qualche giorno, sempre la stessa parrocchia, presenta una proposta di ristrutturazione; proposta che però, visto lo stato di deterioramento dell’edificio e i costi, non convince il comune. La Giunta, avendo in corso lavori di riqualificazione urbana, pensa di trasferire a lavori per la chiesa, parte di questi fondi, 180.000, da destinare al risanamento dell’area dove sorge la presente chiesa (che aggiunti ai 200 mila della legge regionale 24 fanno 380 mila, ai quali se ne dovevano aggiungere altri 50/60.000, da un mutuo contratto dal comune per un totale di 430). Partono gli incontri con la Curia ed il Vescovo che prima di decidere il da farsi, chiede tempo. “Prima un mese, poi altri giorni. Sono passati quattro mesi e nessuna decisione ci è pervenuta”, ha detto il sindaco Maio. “Non possiamo più aspettare il Vescovo”, ha aggiunto. “Rischiamo di perdere i soldi. Il problema chiesa, non è più nell’agenda del comune, non possiamo più aspettare”. Ad oggi è necessario ideare un nuovo piano sia finanziario (ricerca nuovo finanziamento) che progettuale. Dall’incontro di sabato scorso a Carfizzi sono emerse due posizioni: chi vuole la restaurazione della presente chiesa e chi invece ne richiede l’abbattimento per ricostruirne un’altra. Dal pubblico presente è stato chiesto all’amministrazione di fare un’ulteriore verifica statica all’immobile che costerebbe all’ente circa 14.000 euro (da trovare nei capitoli del bilancio comunale e non in quelli della parrocchia o della curia). A seguire la cronistoria del sindaco, gli interventi della consigliera di minoranza, Caterina Tascione, di qualche cittadina, del vice sindaco Vittorio Gangale che ribadisce la volontà dell’amministrazione di regalare alla comunità una chiesa nuova e sicura. “Se questa vicenda è un fatto di fede, ha affermato Gangale, dobbiamo aprire le porte; se invece, è un discorso politico, allora è un’altra cosa e se qualcuno vuole cavalcare la tigre, sta sbagliando”. A termine dell’incontro è emerso ancora una volta una cosa: il problema ha poco di religioso; divisioni politiche e rancori personali, sono prevalsi ancora una volta. Per dovere di cronaca, ricordiamo che in merito c’è stata anche una doppia raccolta di firme, alcune pro-ristrutturazione, altre pro-demolizione e ricostruzione di nuova chiesa; le prime pare siano state presentate in Curia.
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