In ricordo di monsignor Giudice, professore di filosofia e intellettuale arbëreshë

da "laprovinciakr.it" del 9 maggio 2024

In ricordo di monsignor Giudice, professore di filosofia e intellettuale arbëreshë

A pochi giorni dalla sua sepoltura nel piccolo cimitero di San Nicola dell'alto, comune arberesh della provincia di Crotone, ricordiamo con affetto e cordoglio l'amico sacerdote monsignor Giovanni Giudice, scomparso a Roma dove da tempo risiedeva.

Don Giovanni, parrocco di San Nicola dell'Alto, professore di Filosofia e storia nel liceo classico Pitagora di Crotone, è stato un intellettuale di alto profilo culturale e morale, cultore della lingua albanese, studioso e ricercatore, formato alla scuola dall'illustre glottologo Giuseppe Gangale da cui prese il testimone di continuare a lavorare per la tutela, la conservazione e la valorizzazione della "lingua arberisca restituenda".

Dedicò gran parte del suo impegno di ricerca al ritrovamento e al recupero di quelle parole perdute nelle comunità arberische del crotonese, un umile e pignolo raccoglitoredi pietruzze, le parole più pure della lingua arberesh in Calabria, che sarebbero diventate i sassi dell'edificio costruito dal Gangale, dispensando, quasi profeticamente e coraggiosamente, in epoca post conciliare, quelle parole ritrovate attraverso la messa in lingua arbyresh al popolo di Dio.

Fu questo un sentiero non facile per lui che dove combattere, per quanto possibile, contro la neo colonizzazione linguistica dell'allora Albania comunista, nel tentativo di conservare una lingua e una fonetica unica e originale, esortando i suoi parrocchiani e compaesani a custodire la loro parlata, specialmente "quelle parole che hai nel sangue (te gjaku) che creano la vera unità".

Soffrì molto nel vedere come la devastante selva delle antenne dei ripetitori televisivi che irradiano il segnale per un vasto territorio dell'arco jonico calabrese, avesse deturpato l'antica chiesa di San Michele tanto da annotare nel suo bel libro "Shin Mikelli Shi Koll"che "quando salgo sul monte non osservo più niente; mi sento male, a differenza di quando, giovane, durante i brevi soggiorni di vacanza, di mattina presto, salivo qui a pensare, pregare e far spaziare gli occhi e l'anima per l'immenso orizzonte.

Tra le sue varie opere a stampa si colloca in posizione di particolare rilievo storico e scientifico il saggio "Il sangue nostro sparso" su origine, rito greco, matrimonio delle comunità greco-albanesi del Crotonese, in cui sfatava una precedente ed errata storiografia arberisca sulla vera fondazione di comuni, casali e parrocchie. Dal sacco della misericordia che seppe portare sulle spalle fino all'anelato ricongiungimento con i suoi avi nella tomba dei genitori, giunga in cielo per lui anche la nostra silenziosa preghiera.

Vito Barresi

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